The Chapel
Room of Arches and Grapes
The Tool Room
The Stables
The Wheat Room
The Music Room and Bacchus Cellar
The Olive Room
The Olive Room: A thousand years of history
This is one of the oldest parts of the Convent: along with the Music room it was built nearly a thousand years ago, in about 1100. The walls are built with unsquared stones and mortar, with a technique dating back to Roman times, which has been used in Sardinia for centuries.
This room can be used together with adjacent rooms to create one large festive area.
As with all our rooms it is equipped with sound and voice broadcasting systems.


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What our guests say about us…
LIBRI À BUFFET

Storie a tavola
Abbiamo cucinato i libri che gli autori vi presentano, abbiamo cucinato certe atmosfere, certi profumi, certi odori della Marina di Cagliari con vaghe evocazioni verso Su Siccu, e riportate poi verso le nuove case del quartiere Cep.
I profumi di allora erano quanto rimaneva dal venduto, il cosiddetto Pisci ‘e cadinu, la minutaglia, non certo la prima scelta, ma buono da morire. Quello che is Piciocus de crobi potevano mangiare la domenica con il pane raffermo a raccogliere la salsa sul fondo del piatto.
Nei negozietti per le strade si trovava sempre la bagnarola, con il baccalà a dissalare, che puntualmente si cucinava con patate e pomodori.
I dolci erano giusto per le grandi feste: qualche meringa preparata solo con gli albumi perché il tuorlo era destinato ai bambini più piccoli per aiutarli nella crescita.
Il menù elaborato per voi in occasione di Libri à Buffet è quello che per i Piciocus de crobi, di cui ci parla Abate, sarebbe stato la cena delle feste, alla quale simbolicamente li invitiamo, a goderne al nostro fianco.
Abbiamo pensato anche ai più piccoli e alle nuove generazioni di cui ci parla Scano, abituate a ritrovarsi con gli amici in qualche fast food, proponendo un’alternativa più sana e ancor più gustosa.
Per chi lo desidera, ogni piatto è proposto in alternativa vegana.
Il linguaggio del cibo

Tutti noi usiamo le parole secondo delle regole invisibili ma condivise nella formazione di una frase, dentro dei periodi, dentro dei capitoli, dentro dei libri; leggiamo con il linguaggio della voce, delle pause, dei toni e addirittura dei gesti.
Linguaggi che rispondono a delle regole per le quali la stessa parola assume molti significati secondo il contesto, secondo il tono, secondo la pausa; proprio come nella scrittura gli spazi bianchi permettono di leggere i neri.
Questo fanno i libri e noi raccontiamo le loro storie con un linguaggio che non è parola, ma che si usa come se lo fosse. Il linguaggio verbale usa un dizionario, che offre parole e significato. Il linguaggio del cibo utilizza ingredienti che la cucina trasforma in vivande, pietanze con un significato in grado di comunicare identità, appartenenza, incontri e legami.
Lo stesso cibo non ha ovunque lo stesso significato, così il codice di un banchetto di nozze non è quello di un pranzo al sacco.
E “Libri à Buffet” non è una semplice cena al ristorante ma un’esperienza sorprendente, nell’atmosfera senza tempo tipica del Convento, che offre l’occasione di portare a tavola autori, attori e musicisti sotto la grande regia di un cibo che mette insieme i linguaggi di più arti per assaporare la nostra convivialità.
Perché il cibo aggiunge ad ogni incontro intenzione, cura, significato.
Un linguaggio che, raccontando una storia, racconta molte altre storie per incontrarci tra le pagine dei libri, compagni di un viaggio sensoriale fatto di passione, gusto ed emozione.
Vi aspettiamo per il prossimo viaggio!
INCONTRI FIABESCHI
Come si siano incontrati noi non lo sappiamo e non lo vogliamo sapere, ma che fossero molto innamorati e così diversi era cosa evidente e divertente.
Lui spavaldo scanzonato e simpatico con una voglia di aprire nuove porte e nuove conoscenze parte da Cagliari per imparare l’inglese che non sa a cosa gli servirà ma percepisce chiaramente che gli sarà molto utile. A spalleggiarlo la mamma, una donna morbida e dolce, una mamma sarda. A Londra si conoscono, così diversi e si innamorano come tutti i ragazzi al mondo incondizionatamente.
Lei viene a conoscere la famiglia di lui ed è subito amore, un abbraccio forte che per lei, avendo perso la mamma a soli 3 anni, è un mondo che si apre, è un abbraccio tenero e forte in cui è bello rifugiarsi.
Lui sardo di un piccolo paese vicino a Cagliari. Lei vive a Londra ma è anglocinese, molto dolce con occhi tristi che si accendono subito all’arrivo di lui.
Matrimonio senza limitazioni, la sposa desidera le peonie che portano il suo stesso nome, e per ogni composizione che scende dalle capriate di legno sono state utilizzate 50 peonie, 30 rose e tanti piccoli fiori profumatissimi; a tavola gli stessi fiori a vestire gli alti candelabri e le bomboniere sono ombrelli di legno e seta di fattura pregevole. Tutto è color cipria tutto sa di carezze all’anima, di profumi delicati e oro.
Lui desidera offrire agli ospiti quasi tutti stranieri un assaggio della sua terra, del mare del sole che in un maggio assolato ha sapori semplici e autentici.
Lei porta un abito che contribuisce alla sua già notevole bellezza, lui veste di bianco e intorno mille rituali tra occidente e oriente un pò proposti dalla nostra tradizione un pò portati da terre lontane.
Il nonno arriva da lontano, con la sua ultima giovane moglie e come dono di nozze offre allo sposo un palazzetto Liberty in ottima posizione a Londra dove gli sposi andranno ad abitare e dove lui potrà svolgere buona parte del suo lavoro di personal trainer.
La cerimonia è stata fatta al mare dove cesti di fiori e di frutta sono stati offerti alle divinità marine che custodiscono le anime dei genitori di lei morti in un incidente aereo.
Tutto è dolce e forte, emozionante e reale come solo le fiabe possono esserlo.
Grazie di aver voluto vivere con noi la vostra storia.
Una ricetta di cucina: le mie mani sapranno come fare
RIAPRE Il Ristorante VICEVERSA

RIAPRE Il Ristorante VICEVERSA al Convento San Giuseppe con nuovi spazi, nuove proposte di menù e incontri speciali.
In questo lungo periodo abbiamo potuto assecondare la nostra predilezione per il recupero.
A pensarci bene tutto il Convento è un recupero, in primis architettonico.
La vecchia cantina del Convento ospitava delle grandi botti di Malvasia e di Nuragus, i due vitigni coltivati nelle vigne che guardavano Terramaini.
Oggi la chiamiamo Sala degli Archi per la presenza degli archi di tufo che la caratterizzano, mentre delle vecchie grandi botti rimane un tavolo fatto del loro legno, e ogni tanto si sente volare il profumo del legno vinoso, ma forse, è solo un’emozione.
Tante cose e memorie da sistemare, per aiutarci a raccontare oggetti riscoperti, guardati con nuovi occhi: cosi sono state riciclate le sedie di legno, le abbiamo tessute con la lana sarda, e ora accompagnano i telai che disegnano lo spazio, con le loro vibrazioni cromatiche; piccoli e grandi oggetti testimoni di una storia, raccontata e raccontata ancora, aggiungendo ogni volta piccoli aneddoti.
Lunghi mesi di fermo ci hanno fatto rovistare nei magazzini, così la parete divisoria della vecchia panetteria è diventata parte dell’arredamento con i suoi cassetti, e le vecchie bisacce contengono non più latte e formaggio ma vini e fiori Il Giardino antistante era un’enorme sala, colpita durante i bombardamenti che Cagliari subì nel 1943 e interessò anche la nostra casa, forse per la vicinanza del vecchio aeroporto militare a Monserrato.
Di quello spazio rimasero in piedi solo le mura perimetrali e così l’abbiamo conservato, per ricavarne un giardino, attento testimone di mille feste e eleganti celebrazioni di matrimoni.
Sempre legati ai ricordi i nostri spazi, all’infanzia e al nonno, e alla buona cucina delle donne di casa.
I cassettini sono un po’ la nostra passione a ricordare altri cassetti, pieni di carta vergata di bella calligrafia con ricette semplici, che richiamano alla mente un’esperienza emozionante, e si comprende subito perché siamo ancora qui a occuparci di cucina e ospitalità.
Sono certa che vi innamorerete anche voi: vi aspettiamo nel nostro Ristorante di sempre e nel nuovo spazio interamente all’aperto tra la piccola vigna e l’orto, in mezzo alle rose e ai pomodori, perché si racconta con le parole, con i gesti, con gli oggetti ma noi raccontiamo soprattutto con il sapore delle emozioni.
YOGA E MEETING

Siamo state disorientate per un piccolo lasso di tempo. Da Marzo del 2020 quasi non ho visto la palestra di Yoga, e non praticare, cosa che mi accompagna da ormai 18 anni, è come smettere di respirare, è un’apnea continua che non mi da pace.
E allora ecco il sistema gruppo che si fa avanti e trasferisce il luogo dello Yoga al Convento San Giuseppe.
Abbiamo ripreso a praticare YOGA, nelle mattine autunnali del martedì e del giovedì, come sempre, un appuntamento di cui sono grata; diversa la location: invece che in palestra, nel giardino dell’orto, qui al Convento San Giuseppe.
Pioggia furiosa e poi eccolo il sole. Con il freddo, il calore del sole è una carezza per la pelle appena scoperta e per la nostra anima.
I giardini, il verde , il lavoro dei giardinieri intorno a noi, tutto un autunno e un inverno a singhiozzi, ha permesso alla nostra amata maestra Adriana di uscire dalla sede dell’Accademia e di praticare sempre all’aperto, strati e strati di felpe e maglie che piano piano si sfogliano come d’autunno le foglie.
Adriana è una maestra speciale , di yoga e di vita, seguirla e ascoltare la sua voce, che ci guida verso l’esecuzione di una asana, è un mantra che si ripete pur nella sua grande creatività dove ogni difficoltà diventa occasione di crescita personale, un’opportunità per il gruppo.
Praticare Yoga significa cercare un equilibrio in noi, e tra noi e gli altri, tra noi e la natura; e la natura diventa il nostro tempio dentro il giardino , nell’orto, in vigna, sotto un albero con gli animali intorno; il nostro gatto nato durante la pandemia, ci accompagna eseguendo la sua asana preferita in cerca di carezze.
Intorno i pappagalli, le coturnici e le upupe e ora, con la primavera, tornano le rondini, gli usignoli e i merli dal becco giallo: un’orchestra della natura che suona tutto il giorno in un concerto di sottofondo alla pratica.
Così ogni lavoro, nei nostri spazi all’aperto, diventa meditazione.
I video, le lezioni on line tutto ha sapore di solitudine, mentre l’insieme genera fiducia, energia creatività: sia che si pratichi lo yoga o si parli di medicina, che si condivida un pranzo o semplicemente un caffè, dando vita a uno scambio informativo che è il progresso del mondo.
Come nel nostro nome CONVENTO dal verbo cum venire……..
E’ lo stare insieme , gli sguardi, lo scambio e le emozioni, sono la vera ricchezza del meeting, e pur constatando il valore di una videoconferenza, auspico a breve, almeno una doppia possibilità in presenza e on line, per legarci alla realtà dell’incontro anche utilizzando i vari sistemi ormai familiari di videoconferenza che ci consentono di avvicinare, chi sta lontano e nello stesso tempo connessi e impegnati in progetti comuni.
Vi aspettiamo al Convento San Giuseppe per riscoprire ancora il valore di essere insieme, e, in più, contemporaneamente in tutto il mondo.
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